È sufficiente leggere poche pagine di Fairy tail per capire che, per 
scrivere questo manga,  Hiro Mashima si è fortemente ispirato a Eichiiro
 Oda: oltre al richiamo grafico, sono molti gli elementi che 
accomunano le opere dei due mangaka. E in fondo Fairy tail è 
riassumibile così: un blando tentativo di imitare One Piece.
Mashima inizia a disegnare con un'idea di fondo molto semplice: in un 
mondo dove la magia si può comprare e vendere come qualsiasi oggetto 
comune, Natsu è un mago, membro di una gilda di nome Fairy Tail, che ha 
l'obiettivo di ritrovare suo padre, il drago Igneel. Purtroppo però, 
salvo pochissimi accenni qua e là nel corso della storia, l'impostazione
 della storia viene totalmente lasciata in disparte, e la trama passa 
del tutto in secondo piano. 
Un aspetto davvero fastidioso di Fairy Tail è il buonismo 
esagerato. L'amicizia, il valore predominante in questo manga, è la cosa
 più importante in assoluto, che lega le persone per sempre,  che spinge
 i personaggi a lamentarsi se qualcuno, dopo aver cercato di sterminare 
gli abitanti di un'intera città, viene cacciato dalla gilda. Dopotutto è
 ancora un nostro amico, no? Quasi tutti i "cattivi", se così si possono
 chiamare, si redimono dopo essere stati sconfitti dai buoni diventando 
dei bravi ragazzi e pentendosi delle proprie azioni quando, fino a poche
 pagine prima, erano degli psicopatici che non si fanno scrupoli a 
sterminare gente innocente. E infatti i temi principali di Fairy Tail 
sono l'amicizia e l'importanza di essere compagni, argomenti già di per 
sé abbastanza sterili e trattati in maniera estremamente sterile. Anche 
questi temi contribuiscono ad alimentarne la banalità; diciamo che, se 
non fosse per la smisurata quantità di fan service sessuale, questo 
sarebbe un buon fumetto per bambini.
I combattimenti sono un enorme punto debole per Mashima. E dire che, per
 uno shonen di questo genere, dovrebbero essere uno dei fattori meglio 
curati. Oltre agli stili di combattimento scopiazzati a destra e manca 
da altri manga, le vittorie si ottengono quasi sempre in modi 
improbabili (es. sconfiggendo un nemico urlandogli nelle orecchie), 
oppure puntando sull'amicizia, che si fa sentire anche negli scontri. 
Infatti, i buoni le prendono sempre dal nemico di turno finché non 
dichiarano di voler vincere nel nome dell'amicizia. Dopodiché 
l'avversario, che sino a poche vignette prima pareva imbattibile, si fa 
battere come un idiota.
Ma allora, come è possibile che Mashima venda così tanto? Già, perché 
pur essendo sicuramente uno dei manga più criticati di tutti
 i tempi, Fairy Tail è quasi sempre nell'olimpo delle vendite 
giapponesi. Il motivo è semplicissimo: il fan service. L'utilizzo di fan
 service non è di per sé una cosa negativa (soprattutto in uno shonen), 
ma quando se ne abusa come fa Mashima, diventa una vera e propria piaga.
 La storia e le caratterizzazioni dei personaggi passano totalmente in 
secondo piano in favore di seni e fondoschiena scolpiti, piazzati qua e 
là tra una pagina e l'altra, senza scopo alcuno se non quello di 
guadagnare i soldi di quelli che in manga cercano solo questo.
Parliamo ora dell'ambientazione: non particolarmente originale, per 
nulla dettagliata e approfondita. Un'ambientazione fantasy che di 
fantasy ha solo il titolo e la parola mago. Non solo: Mashima non si 
degna di colmare alcune delle molte lacune del mondo da lui creato. In 
primis, la magia: un potere la cui origine è sconosciuta, che del 
tradizionale concetto di magia non ha assolutamente niente. Va bene 
creare una propria definizione di questa parola, ma mi sembrerebbe 
doveroso almeno spiegarne la provenienza, o perché alcune persone la 
possiedono e altre no.
Ultimo punto, la grafica di Mashima risulta molto pulita e 
particolareggiata, ma piatta, e quasi priva di prospettiva e 
ombreggiatura. L'autore deve semplificare al massimo i disegni delle 
scene d'azione perché risultino comprensibili. 
In definitiva, Fairy Tail è una lettura ideale per un pubblico immaturo 
(o novizio in fatto di manga), che in un fumetto ricerca solo belle 
ragazze, una storia banale, una trama quasi assente e personaggi di uno 
spessore praticamente nullo. 
 


 
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